di Alessandro FORNARI (Edizione 2010)

Non ho gli anni per poter ricordare cosa avveniva a livello sportivo nei primi del ’900 a Palestrina. Ricordo le scorribande, nelle più pericolose discese, con la “barozza”, una specie di go-kart con dei cuscinetti al posto delle ruote e senza freni. Ricordo la “lippa” che consisteva fare alzare e poi battere con un bastone un altro più piccolo “lippino” e mandarlo il più lontano possibile e con molte probabilità di rompere il vetro di una finestra. Altro gioco era quello di correre e non far cadere una ruota di ferro tenuta su da un altro ferro ottenuto da qualche ombrello in disuso. Lo sport più antico che si praticò per secoli nella nostra cittadina fu quello della “ruzzica”, un gioco che consisteva nel lanciare il più lontano possibile una ruota ottenuta smussando un mattone dopo averla arrotolata con uno spago. Molti presero spunto da questo gioco e sostituirono il mattone con una forma di cacio stagionato. Succedeva allora che il formaggio, incontrando un ostacolo si spaccava ed i vari pezzi venivano raccolti e a sera si festeggiava il vincitore andando all’osteria: cacio raccolto durante i lanci, pane e vino a volontà per tutti.